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Dalle accuse di molestie all’outing il passo è così breve?

a cura di Bruno Pitta

 

 

Come tutte le mattine mi sveglio abbastanza presto e, da buon ragazzo dei miei tempi, accendo il pc, vado sul sito online dell’Ansa e leggo: «Dopo l’accusa di molestie, Kevin Spacey fa outing: “Sono omosessuale”».

La notizia mi lascia abbastanza indifferente, se non fosse che l’attore che ha denunciato ciò è uno dei protagonisti della nuova serie Netflix Star Trek Discovery, che in questo momento è una di quelle che apprezzo di più, e allora vado a leggere l’articolo.
Il fatto è molto semplice, se mai si possa parlare di semplicità in tema di abuso su minori: l’attore Anthony Rapp ha denunciato un episodio di molestie da parte di Kevin Spacey, risalente a circa trenta anni fa, quando la presunta vittima aveva appena quattordici anni. Il premio Oscar americano, a seguito della denuncia, ha deciso di scrivere un tweet con il quale ha affermato di non ricordare l’episodio e, scusandosi, di esserne profondamente dispiaciuto; poi ha aggiunto (o meglio confermato, dopo tanti anni di gossip intorno a questo argomento) di essere gay.

Senza voler scendere negli aspetti giudiziari del denunciare un abuso a distanza di trenta anni, c’è qualcosa di profondamente sconcertante in quello che ho letto e anche nella reazione dello stesso Spacey. Non capisco perché si sia, ancora una volta, associato un evento raccapricciante e riprovevole come un abuso su minore all’omosessualità. Che il chiodo scaccia chiodo calzi a pennello in questo caso non ci sono dubbi – per celare un caso di abuso si è preferito chiedere scusa in due righe e poi urlare al mondo di essere gay. A mio avviso il problema è che un coming out, specialmente se di una persona ricca, bella e famosa come Spacey, faccia più notizia e attiri più attenzione di una denuncia per molestie sessuali.

E se fossero proprio questi gli episodi che implicitamente distruggano anni e anni di lotte per i diritti civili? E ancora, se vivessimo in un’epoca dove un mostro sacro del cinema riesce a salvarsi dalla gogna mediatica solo perché tiene occupata l’opinione pubblica a parlare della propria omosessualità?

A mio parere stiamo sottovalutando gli effetti negativi che questo tipo di vicende possono creare. Pensiamo ai cosiddetti analfabeti funzionali, culturalmente incapaci di avere pensiero critico e di filtrare notizie vere da quelle false. Nella mente di questi lettori, ci sarà mai una differenza tra l’essere gay e un pedofilo, date le modalità della vicenda in questione? Leggendo certi tipi di notizie, non si riesce a capire il disvalore morale e penale di determinati atti, ma si è portati a fare di tutta l’erba un fascio.

Di esempi che riproducono queste dinamiche ce ne sono altri: si pensi, ad esempio, ad ogni volta che si fa cronaca di un abuso e, senza aver speficatamente identificato la nazionalità del reo, si afferma genericamente che questo sia immigrato clandestino.

Sia ben chiaro, la mia non vuole essere un’accusa a Kevin Spacey in quanto tale, anzi per me rimane un grande del cinema e non vi dico l’emozione che ho avuto nel vederlo di persona a Roma quest’estate, ma è la leggerezza con cui in questi tempi si possano creare enormi incomprensioni e di come sia labile il confine tra giusto e sbagliato, bene e male, che mi preoccupa.

 

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