A cura di Sara Cortellesa
È successo ad Aosta, precisamente nell’ospedale Parini: Gianluca Iob medico-chirurgo vascolare avrebbe operato nel pomeriggio del 19 aprile di quest’anno una paziente di 60 anni, nonostante lui stesso fosse in isolamento domiciliare poichè risultato positivo al sars-cov2.
Con l’accusa di aver violato l’ordinanza di isolamento domiciliare è stato richiesto un decreto penale di condanna di 5 mila euro, condanna richiesta dal pm Francesco Pizzato e poi estesa con lo stesso valore anche contro l’allora direttore sanitario dell’Usl Pier Eugenio Nebiolo e contro il responsabile del 118 Luca Cavoretto, ritenendo che Iob in quanto positivo non avrebbe potuto, svolgere l’intervento.
Quel giorno, dopo l’autorizzazione dello stesso Nebiolo tramite e-mail, Iob sarebbe stato portato in ospedale con un’ambulanza privata per eseguire l’operazione e poi sarebbe stato ripostato a casa con lo stesso mezzo. In questo modo avrebbe violato l’ordinanza di isolamento domiciliare emessa da Antonella Marcoz ,vicesindaca di Aosta.
Le indagini seguenti sono state condotte dal gruppo investigativo dei carabinieri aostani; in particolare si voleva verificare l’urgenza della situazione allora corrente e l’effettivo stato di salute del medico.
Il direttore dell’Usl Nebiolo spiega: “Ci siamo trovati di fronte, una domenica pomeriggio, a un’emergenza: una signora di 60 anni alle prese con un aneurisma dell’arteria splenica.
Data la situazione clinica non c’era la possibilità di trasferirla altrove” aggiungendo “Il chirurgo, l’unico in grado di eseguire un intervento del genere aveva avuto quello che noi definiamo un esito debolmente positivo, quello che in altri laboratori viene definito “indeterminato” in poche parole era asintomatico.”
Si è specificato che ci si trovava di fronte ad un intervento molto complesso, che dal 1950, è stato eseguito solo 78 volte e la stessa operazione ,si è svolta in una sala chirurgica a “pressione negativa”( per evitare il riciclo esterno dell’aria).
Nebiolo conclude affermando: “Ho dato il permesso di toglierlo dalla quarantena, avvisando le autorità. E anche se fosse stato positivo al 100 per cento avrei fatto altrettanto. L’équipe che ha operato con lui era consapevole. E la sala operatoria era quella appositamente realizzata per le malattie infettive. Il risultato finale è che abbiamo salvato la vita a una persona. Risultata, poi, anche negativa al Covid”. L’avvocato legale dei tre medici Corrado Bellora ritiene la richiesta “sconcertante”, in quanto si tratti di “un decreto penale di condanna penale per aver salvato una vita” ritenendo che questi medici meriterebbero soltanto un ringraziamento .il legale conclude:
“faremo l’opposizione al decreto penale e andremo a processo”.