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Prigionieri del presente, frammenti dimenticati

A cura di Greta Di Cicco

Il 20 novembre si festeggia la Giornata mondiale dei diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza. 31 anni fa, dopo un lungo percorso, 194 paesi ratificarono una Convenzione ONU nella quale si riconoscevano i diritti fondamentali dei bambini.

Nel 2020 può sembrare scontato che i fanciulli possano essere liberi di essere “semplicemente” bambini, in realtà non è così.

Il virus COVID-19 ha stravolto il mondo intero, mietendo un numero incalcolabile di “vittime” tra le quali si devono considerare migliaia di persone che, pur non essendo clinicamente malate, stanno perdendo la propria identità di esseri umani. Tra le categorie più fragili ed indifese ci sono anziani e bambini. I primi vengono spesso considerati “sacrificabili”, i secondi stanno semplicemente scomparendo: rinchiusi, imprigionati, isolati. Sono stati allontanati da nonni, parenti, amici, dalla scuola, dallo sport, dalla musica…. Niente più abbracci, baci, carezze. Nemmeno sorrisi, perché nascosti dietro una mascherina chirurgica.

Sono stati messi in stand-by. 

Il loro presente si è come fermato, bloccato, biologicamente continuano a crescere, a diventare grandi fisicamente, senza acquisire contemporaneamente l’esperienza di vita che sarebbe “normale” avere, per creare solide fondamenta per il loro futuro.I più fortunati possono usufruire di strumenti tecnologici di vario tipo: pc,IPad, IPhone, tablet….ma la vita vera dov’è?

Quali gravi conseguenze avrà questa “mancanza” sulle future generazioni?I “grandi” stanno valutando realmente e seriamente quale sarà il difficile “dopoguerra” dei cosiddetti millennials?A volte sembra che chi governa prenda decisioni più per non essere accusato di non aver deciso, senza curarsi concretamente delle conseguenze postume di tali decisioni. Tanto poi sarà stata, eventualmente, colpa di qualcun altro.

Fra poco più di un mese sarà Natale, la festa dei bambini per antonomasia, normalmente il periodo più festoso dell’anno. Questa volta sarà molto diverso.Forse però, i grandi, potrebbero imparare molto da Babbo Natale. Egli è un gran lavoratore, instancabile, preoccupato di non deludere i bambini che attendono con ansia il suo arrivo.È un perfetto organizzatore, nel suo villaggio tutto funziona regolarmente, ognuno ha un ruolo ben preciso. Ogni folletto o aiutante svolge le proprie mansioni con scrupolo e dedizione. Inoltre può contare sul lavoro di squadra. Si lavora un intero anno perché nella notte di Natale tutto sia perfetto. E soprattutto, già dal giorno dopo, si comincia a programmare con precisione il lavoro per il Natale successivo. Tanti governanti dovrebbero andare “a scuola “ da Babbo Natale, “l’anziano” signore corpulento, rubicondo, vestito di rosso e dalla candida barba bianca che forse ha accompagnato, nel passato, anche la loro infanzia.

Tornano alla mente le parole di Antoine de Saint-Exupéry nella dedica del “Piccolo Principe”:…Tutti i grandi sono stati bambini una volta.(Ma pochi di essi se ne ricordano.)” Si rischia di minare la base della società: il suo passato ed il suo futuro. Le gambe di questi bambini dimenticati sono le spalle degli anziani sacrificati. Come diceva il poeta Charles Baudelaire: “quelle fragili creature se ne vanno un passettino dopo l’altro verso una nuova culla, piccola quasi come quella dei bambini”. Loro sono la speranza di un mondo che altrimenti rischia di ritrovarsi senza memoria e senza futuro.

Proprio qualche giorno fa, la Disney ha pubblicato uno spot natalizio in grado di commuovere gli spettatori. Tutto il corto si basa su un peluche di Topolino ricevuto da una bimba ben 65 anni prima, tramandato poi alla sua adorata nipotina insieme al segreto della creazione di lanterne di carta a forma di stella.  Dopo qualche anno, la ragazza sembra aver dimenticato il valore simbolico di quel giocattolo speciale e non avere più tempo né per la nonna ne’ per mantenere vive certe tradizioni.  Finché non comprende, attraverso il peluche, il valore della vita, della memoria,del cuore e ricrea per la nonna la magia della festa, riportandola indietro nel passato attraverso il ricordo dei momenti felici. L’usura del tempo può sbiadire i colori, consumare la stoffa di un peluche, ma non può cancellare l’emozione, non può annullare il valore dei sentimenti. L’emozione più forte che si prova durante il video non è dovuta solo al gesto della nipote, ma soprattutto alla paura che la nonna possa morire senza che la bambina ormai cresciuta abbia potuto riconoscere quale sarebbe stato davvero il valore della perdita. Perché in ogni ruga disegnata su quel volto consumato ha preso posto un frammento di storia, che quegli occhi possono testimoniare e quella bocca raggrinzita può tramandare.

Questo è ciò che dobbiamo evitare: dimenticare il passato, distruggendo il futuro. Un presente senza prospettiva è come un orologio senza numeri:

Le lancette girano, ma per chi? 

Il tempo scorre, ma nel nulla.

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