A cura di Alessia Canuto.
Il Gender Policy Council della Casa Bianca, istituito da Biden e Harris per sviluppare la prima “National Strategy of Gender Equity and Equality”, rappresenta un’opportunità irripetibile per promuovere l’uguaglianza di genere e la leadership delle donne. Nonostante diverse donne gestiscano importanti agenzie negli Stati Uniti, come Janet Yellen, Segretario al Tesoro e Katherine Tai, la prima asiatico-americana Segretario al Commercio, nessun paese al mondo ha raggiunto l’uguaglianza di genere. Gli Stati Uniti hanno varie opzioni per promuovere la propria condizione spingendo la Cina a fare di più per promuovere i diritti umani e la democrazia. “Feminist Foreign Policy: One Path Forward in U.S.-China Relations” è un articolo di Stephenie Foster, Susan Markham e Rachel MacKnight, nel quale affermano che esiste un’opportunità per rafforzare le voci femministe cinesi grazie ad una serie di recenti dinamiche: problemi demografici interni alla Cina, uniti ad un giro di vite sui forum femministi ed alla tacita ammissione del presidente cinese che la “diplomazia del guerriero lupo” non è riuscita ad assicurarsi il rispetto internazionale. Credo che questo sia il momento giusto per avvicinarsi al governo e al popolo cinese: l’amministrazione Biden-Harris potrebbe sfruttare questa occasione per condividere la propria esperienza all’estero e dare l’esempio con una forte politica internazionale femminista. Ciò contribuirebbe a rafforzare il nascente movimento femminista cinese, i cui sforzi hanno innescato una mobilitazione di base in Cina. Il caso dell’aprile 2021 è emblematico, quando diversi gruppi femministi sono stati censurati da Pechino su siti di social media come Douban, Weibo e Weixin, accusandoli di diffondere opinioni e ideologie politiche radicali. Questi forum ristretti hanno invece sostenuto esclusivamente l’emancipazione delle donne evitando attività percepite come mirate o orientate a beneficio degli uomini. Un mese prima, Xiao Meili, un’attivista femminista, aveva pubblicato un post sul suo account Weibo, denunciando come fosse stata cosparsa di olio bollente mentre cenava con gli amici in un ristorante, dopo aver chiesto ad alcuni uomini di non fumare all’interno. Il post ha presto iniziato a essere oggetto di dibattito nazionale. Ma quando è diventato il secondo argomento più popolare nelle ricerche sulla piattaforma, Xiao Meili è stata accusata di separatismo e di cospirazione con forze straniere, riferendosi al movimento di Hong Kong. Molti nazionalisti utilizzano Internet per attaccare le femministe, deviando dai diritti e verso la questione molto più strumentale delle forze straniere. Il femminismo viene sovrapposto alle credenze anticinesi a causa di una visione del mondo nazionalista e patriottica dello Stato-Partito, eliminando ogni possibilità di legittimazione per le idee e le pratiche femministe cinesi. Gli attivisti che sostengono i diritti delle donne sono già stati presi di mira in passato. Cinque di loro sono state arrestate per aver manifestato contro le molestie sessuali il 6 marzo 2015. Le “cinque femministe” sono state incarcerate per oltre un mese prima di essere rilasciate sotto la pressione globale, in particolare dell’allora vicepresidente Biden. Mentre il governo cinese è riuscito a tenere sotto controllo la pandemia di coronavirus e si è presentato come esempio sulla scena internazionale, la condizione delle donne ha conosciuto un peggioramento su tutti i fronti. La violenza di genere ha le sue radici storiche in Cina e durante la pandemia si è manifestata più chiaramente, affrontando nuove restrizioni alla libertà di parola e nuove politiche sulla procreazione. Il numero delle donne che lavorano è diminuito negli ultimi anni, nonostante le donne con un’istruzione superiore siano più numerose degli uomini. Diversi studi hanno dimostrato come sia aumentato il divario retributivo tra uomini e donne e la discriminazione di genere nel mercato del lavoro. Se nel 1990 il 73,2% delle donne in età lavorativa aveva un lavoro, nel 2019 erano il 60,5%, contro il 75,3% degli uomini. Nel 2019 le donne sono state il 43,7% della forza lavoro totale. Dal 2013 Xi Jinping ha sottolineato il valore della famiglia, chiedendo alle donne di essere buone mogli e madri, considerando la famiglia l’unità fondamentale dello stato e sostenendo che le donne abbiano il dovere di prendersi cura degli anziani, dei bambini e della loro istruzione. L’insistenza sul valore della famiglia e della posizione delle donne si è ulteriormente rafforzata dopo la fine della politica del figlio unico nel 2015 e la conseguente richiesta di aumentare il numero dei figli, inizialmente due e dal 2021 tre. In Cina, i tassi di natalità sono diminuiti di 2,5 milioni nel 2019 rispetto al 2018, che ha presentato il tasso di natalità più basso segnalato dal 1949. È improbabile che il tasso di natalità aumenti: in un sondaggio online sulla nuova politica nazionale, 29.000 donne su 31.000 hanno affermato che non avrebbero preso in considerazione l’idea di espandere la propria famiglia. Le donne cinesi non ne sono interessate a causa delle loro carriere, del costo della vita e delle norme di genere su chi è responsabile della cura dei figli.
Stati Uniti e Cina potrebbero collaborare nella lotta alla violenza di genere. Il primo regolamento cinese sulle molestie sessuali è entrato in vigore nel 2005, ma fino al 2020 il Codice civile del paese non aveva una definizione legale del termine “molestie sessuali” e la prima legge sulla violenza domestica è entrata in vigore nel 2016. Attraverso il US-China People-to-People Exchange e altri programmi proposti dagli Stati Uniti, quest’ultimi potrebbero contribuire con competenze tecniche nell’affrontare la violenza domestica. Il prossimo passo potrebbe essere quello di collaborare con le forze dell’ordine locali, la magistratura e i professionisti legali e sanitari per rafforzare l’applicazione della legge, dal momento che il sessismo e la concezione della violenza domestica come un fatto privato dominano l’azione della polizia quando si tratta di agire in favore delle donne. La violenza di genere, ancor più di altre forme di criminalità, non può essere ridotta a fenomeno individuale poiché coinvolge sempre, direttamente e indirettamente, la responsabilità delle istituzioni.
Nella lotta ai cambiamenti climatici potrebbe aprirsi un nuovo canale per l’emancipazione delle donne. È fondamentale ricordare, come mostra l’articolo delle Nazioni Unite “Woman, Gender Equality and Climate Change”, che le donne non sono solo sensibili ai cambiamenti climatici ma anche attori o agenti efficaci di cambiamento in termini sia di mitigazione che di adattamento. Le donne hanno spesso un patrimonio di esperienze e conoscenze che possono essere applicate alla gestione del cambiamento climatico e alla riduzione dei disastri ambientali. Inoltre, come custodi delle risorse naturali e domestiche, i ruoli delle donne nelle famiglie e nelle comunità consentono loro di contribuire a piani di sussistenza che rispondono alle mutevoli condizioni ambientali. Le donne costituiscono circa il 43% della forza lavoro agricola su scala globale. Questo rapporto è maggiore in Asia e in Africa, spesso superando il 50%. I governi degli Stati Uniti e della Cina potrebbero tenere conto delle esperienze e delle responsabilità delle donne come gestori delle risorse familiari e degli ecosistemi comunitari durante i negoziati sui cambiamenti climatici. Per gli Stati Uniti, è necessario promuovere l’impegno economico delle donne nella loro patria. Dopo la pandemia, il governo statunitense dovrebbe continuare a sostenere la riabilitazione e la ricostruzione dell’economia statunitense, con un’attenzione particolare alle donne. Durante il COVID-19 i settori della vendita al dettaglio, dei viaggi e dell’ospitalità, tutti dominati dalle donne, sono stati i più colpiti con molte donne licenziate o che hanno lasciato il lavoro per prendersi cura dei propri figli mentre le scuole e gli asili nido chiudevano. Mentre l’economia globale si riprende agli Stati Uniti spetta portare la Cina ad aumentare la spesa sanitaria ed a migliorare la flessibilità del lavoro. Migliori opportunità per le donne consentono agli Stati Uniti di competere con maggior successo con la Cina, stabilendo allo stesso tempo il proprio paese come leader per le donne sul posto di lavoro. Migliorare l’uguaglianza di genere nel commercio è un metodo collaudato che può aiutare il governo degli Stati Uniti a negoziare in modo più efficace. Per notare come l’uguaglianza di genere sia stata una priorità nei negoziati commerciali è sufficiente guardare al Canada, il confine settentrionale degli Stati Uniti. La discriminazione basata sul genere è vietata dalla normativa sugli scambi di servizi transfrontalieri. Per migliorare le condizioni di lavoro delle donne cinesi il governo degli Stati Uniti potrebbe attuare misure simili nel commercio con la Cina.
Nüshu, letteralmente “scrittura delle donne”, è una scrittura sillabica derivata dai caratteri cinesi utilizzata solo tra le donne per creare i propri mezzi di espressione, poiché era loro negato l’accesso all’istruzione. In una società dominata dagli uomini, il nüshu è diventato un modo per sfuggire alle difficoltà quotidiane, un universo parallelo in cui trovare completa comprensione e affetto reciproco. La sua storia deve incoraggiarci a mettere a fuoco un concetto importante: la comunicazione è vitale per l’umanità, quindi, è fondamentale che non sia monopolizzata. Cooperazione e comunicazione aperta andrebbero a beneficio sia della Cina che degli Stati Uniti, così come dell’intera comunità internazionale: il programma Fulbright China e lo scambio US-China People-to-People Exchange sono esempi di interazioni professionali, educative e interparlamentari. L’International Women of Courage Award (in italiano ‘Premio internazionale donne coraggiose’) è un riconoscimento conferito annualmente dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti d’America a coloro che lottano per migliorare i diritti politici e umani delle donne: in Cina il premio è stato ricevuto già cinque volte. Rafforzando il ruolo delle organizzazioni femministe in Cina e le voci delle donne in entrambi i paesi, l’amministrazione Biden-Harris dovrebbe utilizzare tutti gli strumenti a sua disposizione per garantire l’uguaglianza di genere e l’emancipazione delle donne, come parte dei loro sforzi per rimodellare le relazioni USA-Cina. Nonostante le differenze storiche e culturali tra Stati Uniti e Cina, il patriarcato si rivela un problema transnazionale senza confini. Sento che abbiamo bisogno di un fronte intersezionale e internazionale nella lotta contro la discriminazione, che abbracci tutte le particolarità e contrasti tali conflitti con azioni concrete.