A cura di Francesco Borrelli.
Il 7 gennaio 2015 un commando di terroristi islamici assaltò la sede di Charlie Hebdo, uccidendo 12 persone colpevoli solo di aver pubblicato vignette satiriche su Maometto.
Come segno di solidarietà noi tutti dicemmo “Je Suis Charlie”, portando matite a scuola in nome della tutela della libertà di espressione e tutti i politici, da destra a sinistra, espressero solidarietà al giornale e si aggiunsero al coro di chi invocava la famosa “libertà di espressione”.
Sono passati 7 anni da allora e possiamo dire che, in realtà, pochi furono, e nessuno tra i nostri politici, veramente Charlie perché nessuno di loro ha mai, ad esempio, parlato della legge anti-blasfemia, in vigore in Italia, che punisce la bestemmia con una multa fino a 309 euro. Per dare un’idea, è superiore alla multa per gli over 50 che violano l’obbligo vaccinale. E pensare che l’ONU, l’anno prima dell’attentato, aveva chiesto agli Stati di abolire questo tipo di leggi.
Questa legge, oltre che la bestemmia in sé, punisce soprattutto la satira sulla religione. Possiamo considerare ciò una vergogna, perché come Paese abbiamo mostrato che si può e si deve essere laici, ma solo con le religioni degli altri. Interessante poi notare che i sostenitori di questa legge sono gli stessi che parlano di “dittatura del politicamente corretto” e si lamentano che “non si può più dire niente” quando l’opinione pubblica affronta i temi della lotta alle discriminazioni e al linguaggio discriminatorio.
Un caso eclatante è stato, l’anno scorso, quando i senatori leghisti Pillon e Calderoli denunciarono la Disney per una puntata dei Griffin in cui si faceva una rappresentazione satirica della nascita di Gesù; i due leghisti usarono anche l’argomentazione che i Griffin non abbiano mai fatto satira anche sull’islam, dimostrando di non conoscere per nulla la serie denunciata, che è probabilmente quella che più di tutte scherza sull’Islam. Nonostante le argomentazioni per certi versi risibili, vinsero la causa e la Disney fu condannata a pagare una multa da 62.500 euro. Per non parlare dell’autobattesimo fatto da Achille Lauro a Sanremo il 1ºfebbraio scorso che ha fatto scatenare le polemiche del Vescovo locale e della destra.
Se da noi In Italia nessun politico trova il coraggio di parlare di “libertà di blasfemia”, in Francia il Presidente Macron poco prima dell’inizio del maxi-processo per la strage di Charlie Hebdo disse esplicitamente: “In Francia, dalla Terza Repubblica (1870-1940 ndr), c’è la libertà di blasfemia ed è collegata alla libertà di coscienza e dobbiamo proteggere tutte queste libertà”.
“Je suis Charlie”, quindi, in Italia è stata una vera e approfondita riflessione del ceto politico sulla libertà di espressione o per molti è stata solo una frase retorica? Quando anche in Italia si discuterà di come rendere pienamente effettivo il principio dello stato laico e l’affermazione piena del Articolo 21 della Costituzione che sancisce la libertà di manifestazione del pensiero?